Introduzione DSA

"Dimmi e io dimentico;
Mostrami e io ricordo;
Coinvolgimi e io imparo"
Benjamin Franklin

DSA:introduzione

Per DSA si intende “Disturbi Specifici dell'Apprendimento” che interessano alcune abilità specifiche che devono essere acquisite da bambini e ragazzi in età scolare. I disturbi specifici dell'apprendimento comportano la non autosufficienza durante il percorso scolastico in quanto interessano nella maggior parte dei casi le attività di lettura, scrittura e calcolo.
I DSA affliggono bambini e ragazzi che in genere non hanno disabilità o difficoltà particolari, ma possono rendere loro difficile la vita a scuola, se non vengono aiutati nella maniera corretta.
I disturbi specifici di apprendimento si verificano in soggetti che hanno intelligenza almeno nella norma. Affinchè ci sia la diagnosi di DSA, è necessario: 

  1. Funzionamento Intellettivo nella Norma 
  2. Almeno No.2 prove diagnostiche con valori sotto le -2 DS 
  3. Funzionamento scolastico deficitario 

Quali sono i DSA?


  • Dislessia: difficoltà specifica nella lettura che porta il bambino a leggere in modo significativamente più lento e/o meno corretto rispetto alla norma. 
  • Disortografia: difficoltà nella scrittura che porta il bambino a commettere maggiori errori ortografici rispetto alla norma. 
  • Disgrafia: difficoltà negli aspetti grafici-esecutivi della scrittura, che risulta disordinata e illeggibile. 
  • Discalculia: difficoltà nelle abilità che riguardano il calcolo e la rappresentazione mentale dei concetti numerici (grandezze, linea dei numeri), nonché la lettura e la scrittura dei numeri. 

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A questo punto potrebbe sorgere la domanda: ma quindi se mio figlio è dislessico la sua lettura non potrà mai migliorare? Non toccherà mai più un libro in vita sua? La risposta, per fortuna, è NON E’ DETTO! Numerosi studi clinici hanno indagato come si evolvono i DSA nel corso dello sviluppo e quali sono i tempi e le modalità di intervento più efficaci nell’influenzare positivamente tale evoluzione. Crescendo, non ci si può liberare completamente delle difficoltà, ma è possibile rendere la fatica meno ingombrante e invalidante ai fini dell’ apprendimento. I bambini con DSA possono rafforzare le loro capacità di leggere e scrivere, potenziare il metodo di studio, riuscire ad andare avanti nella loro carriera scolastica e imparare a usare la lettura, la scrittura e le abilità aritmetiche come strumento di apprendimento.

Per dar loro questa possibilità non bisogna, però, agire a livello delle abilità complesse, facendoli esercitare con la lettura ad alta voce di brani scolastici, aumentare il numero di frasi da scrivere e copiare o il numero delle operazioni. La soluzione è costruire un programma di potenziamento molto specifico, personalizzato rispetto all’età e al tipo di disturbo, volto a rafforzare i processi neuropsicologici sottostanti le abilità di letto-scrittura e dare strumenti per un metodo di studio efficace, cercando contemporaneamente, in contesto scolastico, di dispensare l’alunno da fatiche che non aiutano l’apprendimento.

Condizioni essenziali ad ogni apprendimento sono sia la rete di relazioni che si costruiscono sia l'organizzazione delle attività, degli spazi e dei materiali. E’ importante dare fiducia, valorizzare le abilità proprie di ciascuno, predisporre al meglio spazi e strumenti sono azioni che dovrebbero comunemente far parte del ruolo dell'insegnante, in presenza di DSA esse rivestono un ruolo davvero fondamentale.


ASSOCIAZIONE DISLESSICI: “FINALMENTE SE NE PARLA”


In Italia ci sono circa due milioni di dislessici, di cui 350mila scolari. La dislessia è spesso associata alla disgrafia mentre la discalculia è quella meno diagnosticata. Le polemiche sull’incremento delle diagnosi non tengono conto di una questione fondamentale: i casi sono aumentati perché nel 2010 è stata approvata la Legge 70 sui bisogni di apprendimento. Possiamo parlare di un boom della dislessia perché ora finalmente se ne parla. Le persone si riconoscono, riescono ad affrontare il problema e viverci tranquillamente”.



Un tempo queste persone erano considerate poco intelligenti, come se il disturbo fosse da attribuire a un basso livello di Q.I. Addirittura le maestre rimproveravano gli alunni incolpandoli di non dedicare abbastanza tempo allo studio e di non avere voglia di applicarsi di più. Questo perchè ancora non si conoscevano bene certi disturbi e la poca informazione ha contribuito a creare non pochi disagi a queste persone. 

In realtà questa difficoltà è intrinseca all’individuo, è come una caratteristica propria, che emerge in infanzia, in contesto scolastico, di solito durante i primi anni della scuola primaria (anche se è possibile notare dei “segnali” fin dalla scuola materna) e accompagna la persona fino all’età adulta. Non ha nulla a che vedere con il livello intellettivo o la poca dedizione dell’alunno. 

Ora grazie ad approfonditi studi si è in grado di capire le caratteristiche di questi alunni e si pone più attenzione verso ciascun alunno in situazione di difficoltà e il diritto all’apprendimento secondo una visione globale della persona. L’attenzione alla persona e ai suoi bisogni, da diversi anni, è stata affermata all’interno del modello ICF della classificazione internazionale del funzionamento, disabilità e salute (International Classification of Functioning, disability and health) fondata sul profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2002). La Direttiva, chiarisce che ciascun alunno, all’interno delle Istituzioni scolastiche deve essere attenzionato secondo le necessità specifiche, che possono essere presenti con continuità o per determinati periodi. Secondo quanto si scrive, infatti, tutti gli alunni potrebbero avere Bisogni Educativi Speciali. Pertanto, non solo gli alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), che già secondo la Legge 170/11 hanno diritto a misure compensative e dispensative, di tempi e strumenti che agevolino la loro partecipazione alle attività didattiche e scolastiche in genere, ma anche gli alunni con disturbi evolutivi specifici, svantaggio linguistico, sociale e culturale ed altre necessità, hanno Bisogni Educativi speciali e, di conseguenza, hanno diritto ad una personalizzazione dell’apprendimento. Per tali alunni viene stilato un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire e documentare, secondo un’elaborazione collegiale da parte del Consiglio di classe o del team dei docenti di scuola primaria, una personalizzazione della didattica e misure compensative o dispensative, secondo un percorso individualizzato e personalizzato. All’interno di un Istituto, ciascuna classe ha, certamente, al suo interno alunni con particolari bisogni, siano DSA, difficoltà linguistiche, svantaggi socio-culturali, ecc. e tutti gli insegnanti riescono, sin dai primi giorni di scuola, ad individuare i molteplici bisogni all’interno delle loro classi. 



Quello che non deve mai mancare nella società, e a maggior ragione in una scuola, è l’informazione e la predisposizione a mettersi in discussione continuamente. Ci sono tante cose che ancora non si conoscono adeguatamente ed è importante non fermarsi al pregiudizio o alla prima apparenza ma scavare a fondo nei problemi per poter cercare poi possibili soluzioni.


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